"Senza turismo si torna ai vecchi affitti, ma le case sono un peso" da LA NAZIONE di Firenze

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"Senza turismo si torna ai vecchi affitti, ma le case sono un peso" da LA NAZIONE di Firenze

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Giovanni Baldazzi, presidente dei piccoli proprietari immobiliari, è ospite di Buongiorno Firenze, newsletter de La Nazione: “Si preferisce affittare a canoni più bassi ma su tempi più lunghi”
di PIERO CECCATELLI

Firenze, 18 dicembre 2020 – Il testo che segue apre Buongiorno Firenze, la newsletter che La Nazione invia ogni mattina agli iscritti alla sua community di lettori. Quotidianamente, Buongiorno Firenze individua un tema di cronaca e vita cittadina, di cui si parla con un ospite (oggi Giovanni Baldazzi, presidente dell’Unione piccoli proprietari immobiliari) e indica le notizie più importanti della giornata.
La città che ha consacrato il centro storico al turismo, riempiendosi di pizzerie al taglio, fast food, negozi tutti uguali in tutto il mondo, ha convertito case secolari in alloggi per chi arriva, trascorre qualche giorno a Firenze e se ne va, lasciando letto, cucina e bagno al prossimo viaggiatore. In sottofondo, il sibilo dei trolley trascinati su antiche ambrogette e lo sbatter di porte in vecchi ascensori, carichi di valigie.
Dallo scorso marzo, con qualche eccezione estiva, il turismo è bandito da Firenze e i proprietari di case stanno ripensando a quale futuro far seguire alla scelta intrapresa da una ventina d’anni: attendere ancora il turismo, oppure tornare al passato con affitti a medio-lungo periodo, destinati a famiglie, lavoratori single, al massimo studenti che trascorrono a Firenze gli anni di corso (e forse qualcuno in più)?

Nella sfera privata, è lo stesso dilemma che, nel pubbico, agita gli amministratori e chi ha in mano i destini della città: al covid sopravviverà il turismo tradizionale, oppure anche monumenti e capolavori li vedremo a distanza, magari con dirette personalizzate che ti portano gli Uffizi – e il cicerone – direttamente in salotto? In attesa di una risposta epocale, i proprietari di appartamenti sono alle prese con i prosaici conti: mercoledì hanno pagato l’Imu, senza riduzioni da Covid. Ristori per loro non ce ne sono stati e il futuro è incerto. Il presente invece una certezza la dà: così, il mattone non è più una rendita. E’ una rimessa, e non intesa come garage. E c’è chi medita di smobilizzare, di liberarsi delle case, divenute un peso economico e burocratico, con mille leggi e leggine, adempimenti, click al computer, responsabilità.

Cosa pensano, e cosa fanno, i proprietari di immobili, di fronte a questo bivio della storia del mondo e della storia delle loro famiglie? Lo chiediamo a chi, a Firenze, ne rappresenta almeno duemila.

L’OSPITE

Giovanni Baldazzi, 38 anni, avvocato civilista, è presidente della sede provinciale di Firenze dell’Unione piccoli proprietari immobiliari che riunisce circa 2000 iscritti. Baldazzi è figlio d’arte: il padre Gilberto, dottore commercialista, è stato fra i fondatori dell’Uppi nazionale ed è una storica figura della tutela dei piccoli proprietari in Toscana. Per anni ha tenuto su La Nazione una rubrica su diritti e doveri dei proprietari di immobili.

Baldazzi, nel centro di Firenze migliaia di alloggi sono stati messi a servizio del turismo. Come se la passano, ora i proprietari?
“Male. La pandemia ha provocato gravissimi problemi: gli immobili risultano senza inquilini, sia in centro che nella zona periferica e universitaria: la città è irriconoscibile”.

Ieri è scoccata la scadenza del pagamento Imu.
“Che non è il solo balzello. I proprietari devono pagare le tasse anche sui canoni non riscossi. Quanto all’Imu è stata pagata per intero: niente sconti, malgrado il 2020 sia stato un anno diverso da ogni altro”.

Il Comune di Firenze vorrebbe riportare le famiglie a vivere in centro. Più fiorentini, meno turisti.
“L’intento può essere lodevole, ma non viene dotato di strumenti idonei. Dal 2020 il Comune subordina le agevolazioni sull’Imu (da 1.06% a 0,57%) solo all’assunzione di residenza da parte dell’inquilino nei contratti 3+2 transitori oltre che in quelli per studenti universitari. Fino all’anno scorso la residenza non era necessaria”.

Insomma, gli sconti per il proprietario dipendono dalla volontà dell’inquilino.
“Paradossale, vero? E inoltre sia gli universitari, sia gli addetti al settore moda che lavorano in città per un anno-un anno e mezzo e ricorrono spesso all’affitto non prenderanno mai la residenza qui”.

I dpcm prevedono ristori per i proprietari?
“E’ in corso di attuazione il decreto ristori che finalmente prevede un bonus affitti a 3 condizioni: 1) riduzione del canone da parte del locatore; 2) l’immobile dev’essere in comune ad alta densità abitativa; 3) l’immobile deve essere adibito ad abitazione principale del locatario. Torna il problema: la libertà dell’inquilino, compreso quello che stipula un contratto 3+2 di prendere la residenza dove ritiene diventa un muro fra proprietario e agevolazioni fiscali”.
Quindi?
“Il covid ha trasformato il modo di abitare. Occorrono misure al passo coi tempi. L’Uppi si è offerta di partecipare a commissioni nazionali e locali”.
Chi aveva un b&b o affittava con airbnb, che fa? Aspetta il ritorno dei turisti?
“Molti tornano al 3+2, anche con contratti calmierati, a canoni ridotti fino al 35-40%. Meglio pochi e sicuri che il rischio di un 2021 che ricalchi il 2020”.
Lei ascolta ogni giorno proprietari di case. Cosa pensano?
“Proprietari ligi al dovere, che hanno sempre pagato fino all’ultimo centesimo all’erario sbottano che affitteranno solo al nero. Non lo faranno, ma lo pensano. E altri minacciano di vendere, di liberarsi del peso delle case da dare in affitto”.

Se perdura la crisi, c’è un serio rischio di un assalto all’Italia e ai suoi immobili. Pubblici e privati.
“E’ uno scenario possibile, ormai è realtà la ‘fuga’ dalla proprietà per monetizzare il controvalore di immobili senza reddito. Operatori disinvolti avvicinano già i proprietari scoraggiati, offrendo il 50% del valore tradizionale. Una nuova forma di estorsione. Ora chi ha case deve fare attenzione anche a questo”.
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